A tre anni di distanza dall'ultimo album, Raf pubblica un nuovo progetto discografico e porta sul palco di Sanremo "Come una favola", brano di respiro internazionale.La nostra intervista.
Raf si esibirà questa sera all'Ariston. Un ritorno al festival dopo il fortunato debutto nel 1988 (con "Inevitabile follia") e l'enorme successo di "Cosa resterà degli anni Ottanta", hit dell'anno successivo. Il cantautore pugliese non sembra affatto preoccupato della gara. Raf pensa solo a fare musica, la sua musica, e a vivere al meglio questa nuova avventura, giocando con sperimentazioni sonore e raccontando storie d'amore e di vita.
"La canzone d’amore è sempre esistita nella musica popolare - spiega Raf - Ha un valore enorme. Il mio modo di scrivere si basa sulla ricerca di sonorità internazionali, i testi sono per me come frammenti di un video, frame di un film. Pezzetti da mettere insieme nell’arco di pochi minuti per raccontare storie che riguardano tutti. Nel mio lavoro di creazione c'è una profonda ricerca filologica. Il concetto è uno: è l'amore, ma lo puoi scrivere in infiniti modi diversi". E a proposito della sua lunga carriera, Raf vorrebbe che restassero "non solo le canzoni più famose, quelle d’amore, ma anche quelle scritte per altri e quelle che trattano temi sociali".
Lontano dal festival da parecchi anni (dal 1991), oggi il palco dell'Ariston è, a detta di Raf, "l’unica alternativa ai talent, per promuovere dischi e farsi notare. Basta non tenere conto della gara.Viverla con serenità, senza ansie".
Impressioni sulla prima serata del festival? "Non per fare il buonista, sarà che sono uno dei più anziani, ma trovo che la media delle canzoni sia elevata - ci racconta - Ricordiamoci che è un festival pop. Propone musica leggera, che è ciò che vogliono gli italiani. Non vi è nulla di banale. La gente vive di questo. Trovo stilisticamente molto bella la canzone di Malika Ayane. Ho apprezzato anche i brani che rischiano di uscire.
Sono tutte canzonette, non devono per forza esserci poesia o filosofia nei testi. C’è leggerezza e occorre cogliere l’immediatezza del brano. Per quanto mi riguarda, io vengo dal punk e dal rock, poi mi sono concentrato sulla musica più pop, ma tendo sempre a cogliere influenze diverse. Attingo dall’elettronica di inizio anni Ottanta. “Rose rosse”, che proporrò giovedì sera, duramte la serata dedicata alla storia della musica italiana, sarà una sorpresa.
Come è cambiato il festival? "Va di pari passo con quello che accade in Italia. La storia di Sanremo ha similitudini con il periodo in cui si svolge. I talent fanno ascolti. E anche il festival deve fare ascolti. Per questo hanno cercato di adattare la formula a quella dei talent, senza snaturare la kermesse del tutto. Il festival non deve fare notizia e polemica per forza. Deve intrattenere. Punto. La gente ne ha già abbastanza di telegiornali e della cronaca. Ripresentarmi a Sanremo non è per me né da incoscienti, né da coraggiosi. Non rischi nulla. Se sbagli canzone, non è un guaio, puoi recuperare con l’uscita di un bel disco. Non bisogna dare troppa importanza alla competizione, nè viverla con troppa tensione. La tua vita artistica non dipende da quei tre minuti sul palco, perchè non c’è niente di definitivo".
Se Raf avesse oggi 20 anni, andrebbe a X Factor o ad Amici per sfondare? "Non so, non lo escluderei. D’istinto direi di no. Sono d'accordo con Romina Power: le canzoni non dovrebbero gareggiare tra loro. Non mi è mai piaciuto. Fai musica e basta, senza entrare in competizione con altri artisti".
Duetti in cantiere? " Per ora no. Poco prima di Sanremo mi ha chiamato il produttore di Annalisa per partecipare al suo disco. Ma ero troppo incasinato col mio".
E stasera cosa ci canterai? Come è nato il brano sanremese? “Come una favola è nata durante un anno trascorso negli Stati Uniti. Utilizzo un sound di respiro internazionale. Commistione di sonorità, più americane che inglesi, e di tecnologie. Tra quelle scritte, era la canzone più riuscita in quel momento e che mi convinceva maggiormente. Credo sia la più adatta al palcoscenico di Sanremo rispetto alle altre del disco, decisamente meno immediate".
Rimpianti? "Ho sempre fatto le mie cose con onestà. Cercando di non ripetermi. E’ sicuramente un rischio. Ho pagato negli anni certe scelte, ma le ho fatte col cuore. Ti sei divertito a farle e ti rendono orgoglioso".